Passò col rosso travolgendo uno scooter: condannato a 4 anni

 In Rassegna Stampa

Chi accelera per superare gli incroci mentre scatta il rosso dovrebbe sempre avere in mente la tragica storia di Matteo Ciappi, morto a 27 anni la sera del 5 settembre 2015 all’incrocio fra via Agnolo Poliziano e via Lorenzo il Magnifico. Matteo viaggiava in scooter in via Poliziano verso il viale Lavagnini. Si era mosso appena aveva visto scattare il verde e fu travolto dalla Mercedes guidata da un giovane albanese, Besmir Shkambaj, di pochi mesi più vecchio di lui. Oggi, al termine del giudizio in abbreviato, il giudice Matteo Zanobini ha condannato Shkambaj a 4 anni di reclusione per omicidio colposo.

Considerato che il rito abbreviato assicura automaticamente lo sconto di un terzo della condanna, la pena di partenza era di 6 anni di reclusione, come richiesto dal pm Daniela Cento. Il giovane albanese dovrà anche risarcire i familiari di Matteo Ciappi, rappresentati dagli avvocati Massimiliano Manzo e Michelangelo Panebarco, versando un acconto di quasi un milione di euro.

Si tratta probabilmente della sentenza più severa mai pronunciata a Firenze per un omicidio colposo da incidente stradale. Besmir Shkambaj, difeso dall’avvocato Eriberto Rosso, non era né drogato né ubriaco, ma il suo comportamento di guida fu gravemente imprudente. Stava percorrendo via Lorenzo il Magnifico in direzione della Fortezza e, secondo le accuse, arrivò all’incrocio alla velocità di 68 chilometri all’ora e lo attraversò quando il rosso era scattato già da 4 secondi.

L’urto fu terribile. Matteo Ciappi fu scaraventato a terra e riportò gravissime lesioni. Ricoverato a Careggi in rianimazione, morì il 12 settembre.

Al processo hanno assistito il padre e la madre di Matteo, Andrea e Daniela, la sorella Silvia e i nonni. L’avvocato Manzo ha detto, nel suo intervento, che la morte di un figlio è una tragedia per la famiglia perché è come “tagliare le radici ad una pianta”. Matteo Ciappi si era laureato con il massimo dei voti e la lode in Scienze Forestali, specializzandosi in Scienze e tecnologie del legno. Grazie ai suoi brillanti risultati universitari aveva quasi subito trovato lavoro in un’azienda di produzione di pannelli di legno a Casalmaggiore, fra Parma e Cremona, dove era responsabile della Certificazione Qualità.

Era volontario della Vab (Vigilanza antincendi boschivi) e aveva partecipato a varie missioni dopo l’alluvione in Lunigiana e il terremoto in Emilia. L’ultimo suo intervento con i volontari antincendio risale a sabato primo agosto 2015, la sera d’aria a Firenze, che lo vide impegnato a tagliare i pini caduti in Lungarno Colombo. Sono stati i compagni della Vab, vestiti con la divisa operativa, a portare a spalla la bara di Matteo al funerale.
Matteo era appassionato di fotografia. Era membro della associazione Blitz! di Prato e aveva partecipato a mostre e concorsi. Una sua foto che ritraeva un momento dell’attività della Vab vinse il concorso “Passione Italia” nel 2012 e divenne la copertina delle Pagine Gialle per la Provincia di Firenze. Nel 2013 partecipò come fotoreporter al Giro d’Italia al seguito della “Carovana del Giro”. Le sue foto venivano pubblicate sul sito della Gazzetta dello Sport e spesso anche sulle pagine del quotidiano sportivo.

La sua morte lascia un vuoto incolmabile.

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